L'amico di Nessuno

tratto da: Realfiabe (Montedit, 2006)

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Ormai Nessuno faceva parte del paesaggio: era lì la sua dimora, sotto l'Arco, al riparo.
Quel piccolo tunnel in discesa, dalla pavimentazione scura e irregolare che solo i sampietrini possono dare, costituiva la sua residenza.
L'uomo era comparso all'improvviso, nel caldo dell'estate romana, e gli abitanti del Rione vi avevano letteralmente inciampato quando aveva preso possesso di quel luogo.
Ben presto divenne impossibile transitare sotto l'Arco sia di notte, sia di giorno, perchè lui adorava dormire riverso al centro della stradina, perso nei suoi sogni, dopo aver abbondantemente alzato il gomito.
Inoltre, a seguito di tale insediamento umano, anche la salubrità dell'aria che si respirava in quel luogo ebbe un brusco decremento, conseguenza inevitabile dei processi ossidativi dei suoi prodotti fisiologici.
Nessuno, così era stato soprannominato lo strano individuo, poteva avere poco più di cinquant'anni. Il suo aspetto lasciava chiaramente trasparire che aveva sempre condotto quel tipo di vita; non tanto perchè trascurato negli abiti e nei modi, ma soprattutto perchè mostrava di trovarsi pienamente a suo agio nel vivere lì sotto gli occhi di tutti.

Mario Proietti appoggiò le buste di plastica, colme di verdura e di frutta, sul marciapiede. Il mercato di Piazza Campo dei Fiori non era lontano da casa sua, ma a lui, ormai ottantaquattrenne e sofferente di cuore, sembrava sull'altro emisfero terrestre.
Faceva freddo quella mattina, pertanto aveva deciso di uscire tardi e godere del sole di Roma; oltretutto, alla mezza, i banchisti diminuivano un po' i prezzi della merce rendendo il costo delle arance da mercato e non da boutique.
Dal centro della piazza, Giordano Bruno osservava con aria severa il via vai della gente disapprovando, ora gli uni ora gli altri, dall'alto del suo piedistallo.
Lui, che fu arso vivo in Campo dei Fiori nel 1600, avrebbe voluto trovare requie in quel luogo e avrebbe desiderato godere di una maggiore considerazione da parte della gente comune, se non altro in virtù del suo amore per la libertà. Invece, suo malgrado, assisteva impotente al degrado dell'umanità.
Così al mattino osservava i ladrocini, piccoli o più consistenti, perpetrati tra ortaggi e cassette di frutta, ora ad opera dei borseggiatori che si aggiravano impunemente tra i banchi, ora compiuti dai verdurai che, con destrezza, pesavano la merce trasformandola temporaneamente in piombo o che, distrattamente, confondevano le monete del resto.
Il pomeriggio era la volta di giovani relitti umani in cerca del denaro per procurarsi la dose, mentre il buio della notte accoglieva il can can sguaiato delle comitive di ubriachi.

Mario si portò le mani al petto: quel dolore anginoso lo tormentava, doveva stare attento, non poteva sforzarsi troppo. Respirò profondamente un paio di volte, poi si fece coraggio e sollevò di nuovo le sporte da terra: «Dai - pensò fra sé e sé - ancora cento metri e sei arrivato! Poi ci sono le scale, va be', ma a quelle ci pensi dopo, avanti.»
Sudava per la fatica, ma cercava di darsi un contegno perché non riusciva ad ammettere quanto l'età lo avesse fiaccato. Sospirò, questa volta con tristezza. Adalgisa se n'era andata da qualche anno lasciandolo solo. Guardò verso il cielo sereno cercando invano di capire dove potesse essere sua moglie, la compagna di tanti anni trascorsi insieme, la madre dei suoi figli.
Alzò le spalle e sospirò nuovamente: non aveva mai compreso fino in fondo la sua donna, ma l'aveva profondamente amata e accettata così, semplicemente. Si rendeva conto di non averla posseduta completamente, la nicchia dei suoi pensieri protetta dal sorriso sereno e accattivante, lei lo aveva rassicurato e sostenuto ad oltranza anche nei momenti più critici della loro esistenza aiutandolo ad affrontare sia le difficoltà economiche, proprie di una famiglia monoreddito, sia gli ostacoli nell'educazione di Marco e Giulia.
I suoi figli, ormai adulti, lo avevano lasciato solo già da tempo, non certo a causa di dissapori, ma perché la vita è così, separa e unisce a suo piacimento.
Marco, che lavorava per un'azienda di apparecchiature elettromedicali, abitava a Milano, mentre Giulia, giornalista, formalmente aveva la casa a Testaccio, ma era sempre in giro per il mondo.

Posò di nuovo le buste a terra, il fetore colpì le sue narici. Ciò gli fece comprendere di essere in prossimità dell'Arco dal quale avrebbe voluto allontanarsi rapidamente, ma constatò tristemente quanto quell'atto, apparentemente semplice, non fosse assolutamente possibile: doveva riposare.
Nessuno, forse in preda ai fumi dell'alcol, era impegnato in una marcia pseudo militare. A intervalli regolari, spuntava dal tunnel, arrivava al bordo del marciapiede poi, con un rapido dietro front, riprendeva a marciare scomparendo nuovamente nel buio dell'Arco.
Ad un tratto, come rispondendo a un comando imperioso, si fermò davanti a Mario Proietti e, battendo i tacchi con un saluto militaresco, si offerse di portargli la spesa a casa.
L'anziano pensionato accettò.

Il sole splendeva su Roma facendola apparire meno grigia e fredda nonostante il gelo invernale del primo pomeriggio.
Le vetrine di Piazza Navona rimandavano i bagliori degli addobbi natalizi, di tanto in tanto si sentiva una madre chiamare suo figlio perduto tra le bancarelle del presepe e dei dolciumi. Lo schiocco secco dei fucili ad aria compressa rammentava ai passanti l'esistenza del tiro a segno, mentre Befane e Babbi Natale si aggiravano in cerca di clienti per una foto ricordo. Torme di turisti Giapponesi ridevano estasiati dall'insolito, e per loro inspiegabile, spettacolo.

Mario Proietti e Beppe Nessuno camminavano l'uno accanto all'altro parlottando del più e del meno.
Entrambi avevano un aspetto profondamente rinnovato e sereno.
Beppe appariva trasformato: gli abiti, sebbene logori e fuori moda, erano puliti e in ordine, aveva smesso con l'alcol e ciò traspariva con chiarezza. Era stato promosso badante quel giorno non molto lontano: era salito a casa di Mario, portando le buste della spesa colme di verdura e di frutta, e si era trattenuto, semplicemente.
Mario, dal canto suo, aveva accettato di buon grado quell'insolita compagnia nonostante i rimbrotti dei figli preoccupati della sua incolumità. Era felice di aver contribuito a restituire la dignità a un uomo, a dare uno scopo alla vita di tutti e due. Ora si prendevano cura l'uno dell'altro e Mario aveva anche trovato una piacevole compagnia.
«L'amico di Nessuno» è uno dei 13 racconti di Realfiabe. Se desideri leggerlo puoi acquistare Realfiabe, l'antologia di cui fa parte, da: ibs.it inserendo nella barra di ricerca il codice ISBN 9788860371782
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