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Fantasia (2005)

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Ouverture
Sette ippopotami femmina, con i fianchi cinti da un improbabile tutù di tulle rosa, mi circondano volteggiando graziosamente inquadrati nel campo visivo degli occhiali per ologrammi tridimensionali che indosso.
Le cuffie rimandano in sottofondo la Danza delle Ore dall'opera «La Gioconda» di Amilcare Ponchielli.

Atto I
La settimana d'un impiegato ha lo stesso meccanismo di funzionamento di un giocattolo a molla.
Sabato e Domenica ci si carica, dal Lunedì al Venerdì ci si scarica.
Così nei giorni feriali si subiscono e si accumulano gli stimoli dal mondo circostante, si ricevono sollecitazioni dall'ambiente esterno, si assorbono le novità, ci si adegua alla società e alle mode.
I giorni festivi, invece, consentono di metabolizzare quanto vissuto, di digerirlo e rielaborarlo, per appropriarsene.

Atto II
E' opinione comune che la vita sia tristezza e dolore, la Terra rappresenti una valle di lacrime (ma quanto ci si piange bene!) e solo con la morte si possa accedere ad un mondo migliore dove, sicuramente, tutti saranno felici.
Anche qui purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, vi sono delle limitazioni.
Infatti, solo chi ha avuto un comportamento irreprensibile potrà godere la serenità in eterno, al contrario, i malvagi saranno finalmente puniti.
Questa visione profondamente religiosa dell'umana esistenza è suggestivamente espressa nelle parole dei canti SPIRITUALS, dove la morte viene considerata una transizione apprezzabile, da attendere con gioia.

Sometimes I'm up
Sometimes I'm down
Oh, yes, Lord;
Sometimes I'm almos' to de groun'
(da Nobody Knows De Trouble I See)

O when the Saints go marchin'in
O when the Saints go marchin'in
Lord, I want to be in that number
O when the Saints go marchin'in
(da When the Saints Go Marchin'In)

Tuttavia la fede non è patrimonio comune e, per quanto ci si sforzi, o la si ha o non la si ha.
Così gli umani più saggi, ma sprovvisti di fede, hanno elaborato nel tempo dottrine filosofiche alternative.
Da una parte possiamo annoverare gli epicurei e gli edonisti che ci invitano a ricercare la felicità su questa Terra, mentre dall'altra abbiamo i cinici e i buddisti che ci propongono di perdere interesse per quanto vi è di materiale e materialistico nella nostra esistenza.

Atto III
Come detto, si può tentare di sbarcare il lunario secondo modalità differenti che presuppongono, per un essere umano, dotazioni di base di diversa caratura.
Una strategia alternativa, ovvero da utilizzare congiuntamente a quelle precedentemente descritte, può essere costituita dall'uso dell'ironia per tentare di sdrammatizzare la tragicità della propria esistenza.
Affrontare la vita con umorismo, cogliere gli aspetti grotteschi delle situazioni contingenti (anche le più nefande), seguire la logica delle argomentazioni fino alle estreme conseguenze facendo emergere gli aspetti paradossali, può essere considerato un ottimo metodo per sopravvivere alle difficoltà che la vita ci propone ogni giorno.
Attenzione, però, l'arma dell'ironia deve essere maneggiata con cautela perché è corrosiva e dissacrante.
Talvolta può anche travalicare la fantasia e l'immaginazione, allora diventa addirittura pericolosa specialmente quando sconfina nel mondo delle malattie mentali.
Bisogna inoltre considerare, che non tutti gli esseri umani sono corredati del giusto spirito per cogliere e subire l'altrui salacia, pertanto sarà opportuno allenarsi preventivamente esercitandosi in una sana auto ironia.
Ciò costituirà un esempio per le persone meno dotate di senso dell'umorismo e ci consentirà di fuggire la perdita delle altrui simpatie.

Atto IV
Da quanto sopra detto, emerge chiaramente la cruda realtà: vivere la vita non è affatto facile.
Anzi, talvolta, risulta difficile perfino sopravvivere alla vita, con le inenarrabili conseguenze esistenziali che ciò comporta.
Cosa ci resta, allora?
A me rimane lo scrivere a mezzo servizio, quando cioè me lo consente la mia attività lavorativa principale.
Accumulo allora idee ed esperienza, spunti ed input, incomprensioni e rivelazioni, battute e lacrime quindi mi siedo e scrivo.
Scrivo per comprendere, per esorcizzare, per documentare, per comunicare.
Non so giudicare quale sia la mia attitudine a scrivere e se riuscirò mai ad uscire dal guscio privatistico dello scrivere innanzitutto per sé stessi, ma posso considerare già un successo l'essere stata in grado di immagazzinare ed archiviare idee e sentimenti e a trasmetterli compiutamente.


Leggi il commento di Pasto a questo racconto

Leggi il commento di Marilena Rodica Chiretu a questo racconto

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