Ant 247 esitò, rallentò la marcia per consentire ai suoi occhi
icosaedrici di vedere il sole che splendeva alto nel cielo illuminando la
distesa dei campi. Il grano era ancora verde e le erbe infestanti non avevano
già avuto modo di prendere il sopravvento. Ant 247 sentì
sull'addome il morso doloroso inflittogli dalle robuste mandibole del commilitone
che lo seguiva e che, in tal modo, intendeva richiamarlo all'ordine. Abbassò
il capo in posizione di marcia e si affrettò a raggiungere il resto
del drappello che li precedeva. Il giorno prima un esploratore aveva
riportato la notizia di un piccolo foro, causato dall'ultima pioggia, che
consentiva nuovamente l'ingresso al granaio; loro, i soldati, avevano il
compito di tracciare il tragitto più breve e meno rischioso per
agevolare le operaie nel trasporto delle vettovaglie. Le antenne del capo
drappello seguivano le tracce lasciate dall'esploratore lungo il percorso
rendendo rapido il loro procedere. Ben presto la mole del magazzino si
delineò incombente sul plotoncino, il foro fu prontamente individuato
e l'interno del granaio li accolse carico di profumi invitanti.
«Bene! - il comandante appariva soddisfatto - Tutto come descritto
dall'esploratore: il percorso pianeggiante, meno di un'ora formica operaia
dalla Base, l'accesso ampio... ora occorre una vittima.» Ant 186
guardò i soldati schierati mentre un mormorio di confuso disappunto
si levava dal drappello; passò in rivista i soldati una volta, due
volte, alla terza si fermò davanti ad Ant 247. «247 avrai
l'onore di morire da eroe, diventerai un mito per le nuove generazioni e il
tuo sacrificio dimostrerà, ancora una volta, l'importanza strategica
delle formiche soldato che sono pronte ad immolarsi per il bene comune.
Vi ricordo brevemente i fatti. - proseguì rivolto al resto del plotone -
Siamo stati assaliti dalle termiti di presidio all'accesso del granaio, 247
ci ha salvati dall'accerchiamento combattendo a oltranza e resistendo,
nonostante le numerose ferite, fino all'estremo sacrificio consentendoci di
sconfiggere il nemico.» «Ma perchè proprio io!»
si ribellò balbettando Ant 247.
«Semplice, perchè sei un sovversivo. Ti ho osservato fermarti,
durante i tuoi turni di guardia, a contemplare il sole e i campi oppure
distrarti per ammirare il vento che scompiglia le foglie all'ingresso della
Casa madre... e magari, se ispeziono la tua cella, trovo pure che scrivi
poesie.»
Quella sera un'insolita processione fece ritorno al
Formicaio della Radura. In testa procedeva Ant 186 scandendo il tempo di
una marcia solenne, i soldati lo seguivano in fila indiana; al centro,
portato a spalla da due commilitoni, giaceva il corpo straziato di Ant 247
su una barella di fortuna costituita da steli di grano. |